Home Attualità11 anni fa moriva Simone Camilli: ucciso da un’esplosione nella striscia di Gaza

11 anni fa moriva Simone Camilli: ucciso da un’esplosione nella striscia di Gaza

Figlio del giornalista Rai ed ex sindaco di Pitigliano Pierluigi, anche Simone era legatissimo alla Piccola Gerusalemme.

di Redazione
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Pitigliano (Grosseto). “Si trovava lì per seguire la guerra tra Israele e Hamas per conto di Associated Press, quando un’esplosione lo colpì mentre documentava la realtà del conflitto. Ucciso mentre faceva ciò in cui credeva: raccontare la verità proprio dove altri preferirebbero il silenzio”.

A dichiararlo, in un comunicato, è Insieme per Pitigliano, che ricorda Simone Camilli ad undici anni dalla sua scomparsa.

“In questi giorni, a Gaza, altri sei giornalisti sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani – continua la nota -. Con loro, il numero dei cronisti caduti in questa guerra ha superato le 180 vittime dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023: è il più grave massacro di giornalisti che la storia ricordi. I reporter di guerra sono l’unico filo che tiene un popolo devastato collegato alla coscienza del mondo. Senza di loro, nel silenzio, le atrocità rischierebbero, se possibile, di essere ancora più disumane”.

“Nella foto in basso, la bandiera che sventola sul ponte di Pitigliano: dedicata a Simone e a tutti i giornalisti uccisi. Ancora un grande segno di forza che parte dalla Piccola Gerusalemme – prosegue il comunicato –. Qui sotto pubblichiamo le parole della mamma di Simone. Parole che parlano di lui, ma anche di tutti coloro che hanno scelto di testimoniare e documentare l’umanità negata, anche quando farlo significa camminare accanto alla morte:

‘Il mese di agosto segna per me e la mia famiglia uno spartiacque tra un lungo periodo di vita diciamo ‘normale’ con i suoi alti e bassi ed un’assenza inesorabile: Simone.

Assenza che non si accetta e che va via via assumendo la connotazione di una ribellione profonda che travalica il contorno familiare per assumere un significato allargato.. anche oltre i confini nazionali.

È un assenza che costringe a diventare osservatori man mano che le atrocità inflitte al popolo palestinese si delineano con maggiore chiarezza. Simone e la sua professione: in questi giorni ho ritrovato il coraggio di rileggere le e- mail che inviava a se stesso per commentare i video dei fatti di cui è stato testimone. Video girati per una delle maggiori agenzie di stampa internazionali, l’Associated Press, di cui si sarebbero poi serviti i vari media internazionali per commentarli a secondo dei punti di vista. Video quindi scevri da ogni commento personale se non quello di descrizione fattuale. L’estate del 2014 si è connotata, nel corso del conflitto ‘Margine protettivo’, come strage dei bambini palestinesi soprattutto dopo la notizia di alcuni bambini dilaniati sulla spiaggia di Gaza mentre giocavano a pallone.

Al fatto fece poi seguito il triste conteggio di altri 450 bambini…molti dei quali uccisi da bombe inesplose. Allora era una novità puntare l’innocenza o meglio forse era un aspetto da non credere nella sua efferatezza. In quel conflitto, il calcolo delle bombe inesplose supera le 7000..un numero troppo alto per parlare di cattivo funzionamento No.. non si tratta di casualità. Tra le e-mail di Simone compare sinteticamente una targa: M 34 per indicare un tipo di bomba, ma anche bomba a grappolo, quelle che esplodendo diffondono migliaia di schegge mortali…erano appunti personali che poi avrebbe approfondito…ma questo è quanto si legge. L’intento di indagare sulla strage di bambini volgendola in un atto di volontà e programmazione ha caratterizzato il suo ultimo lavoro.

Partito dal Libano per Gaza, si è fermato prima a Gerusalemme per documentare in un ospedale l’ultimo episodio accaduto durante una pausa del conflitto: un bambino in fin di vita dilaniato da una bomba inesplosa al momento del lancio e finita tra le macerie in cui giocava. Come tacere questa ennesima evidenza? Tacere… o ..denunciare.. è una scelta. Per denunciare occorre documentare il fatto come si presenta per poi arrivare al chi e al dove si costruiscono le bombe. Queste bombe, proibite da trattati internazionali, portano a termine il loro compito anche a guerra conclusa. Oggi…nell’attualità in cui lo stesso conflitto si ripropone ormai come irreversibile e drammatica definizione, mi chiedo come abbia potuto la maggior parte della stampa nazionale non evidenziare quanto è accaduto a 18.000 bambini in quasi due anni di continue nefandezze. Si è puntato troppo il dito solo sulle responsabilità e contraddizioni di Hamas edulcorando l’intento programmato della cancellazione di un popolo da parte del Governo israeliano e comunque ampiamente documentata dai 300 giornalisti professionisti uccisi a Gaza.

Simone evidenziava umanità, non colore e appartenenza, voleva sottolineare un’unica sofferenza scritta su corpi innocenti. Troppo spesso oggi questa sofferenza è volutamente e dissennatamente ignorata dalla stampa che ha preferito sottolineare un contesto di schieramenti opposti meramente politici e materiali. È proprio un miraggio considerare il patrimonio umano nelle sue esplicazioni di popolo con tanto di storia e cultura prima e al di sopra di un contesto che contempla solo interessi materiali?

Mi sento profondamente vicina alle mamme di Gaza, troppe le assenze e troppa paura di commentare ..e tanto il calcolo di opportunità. Quando questo tipo di realtà ti cade in testa in maniera traumatica si entra per forza in un’altra dimensione del vivere: quella del significato. Il male è sceso nelle tue viscere in modo dirompente e ti offre l’unità di misura della capacità di alcuni…troppi..di commetterlo. Quel male scritto quotidianamente su un’assenza…è difficile da trasmettere ma è permeabile al racconto verso altre sensibilità disponibili a riceverlo. È per questo che scrivo. Simone mi ha aperto gli occhi e il cuore sul dolore. Questo sentimento pieno di emozioni e di domande…questa apertura intendo, vorrei che animasse ogni commento sui fatti reali specialmente da parte di chi, per mestiere, è chiamato a diffondere consapevolezza della realtà…prima di ogni interpretazione: considerare il patrimonio umano.

Per Simone da mamma”

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