Due ore di comicità, riflessioni, aneddoti, per ripercorrere quasi quarant’anni che hanno segnato un’epoca nella storia del cinema italiano.
Un teatro Moderno gremito ha fatto da cornice alla premiazione di Carlo Verdone, che ieri sera ha ricevuto un’onorificenza per la sua straordinaria carriera.
Dopo alcuni testi che hanno tracciato a grandi linee la personalità di Monicelli e il cinema dell’attore romano, letti da Paola Minaccioni e Pino Calabrese con in sottofondo la musica della Abbey Road Dixie Band, Verdone si è catapultato sul palco direttamente dalla platea, ricevendo un’autentica ovazione alla quale ha risposto inginocchiandosi di fronte al pubblico.
Quindi, guidato dalle argute e mai banali domande di Mario Sesti e Jacopo Mosca, curatori dell’iniziativa, il protagonista di “Un sacco bello” ha intrapreso un viaggio carico di nostalgia, ma anche di divertimento e di comicità allo stato puro, attraverso i suoi 38 anni di cinema, dagli albori fino ai progetti futuri, intervallato da alcune brevi clip dei suoi film più celebri, che hanno scatenato l’ilarità del pubblico.
“La prima volta che mi sono esibito – ha dichiarato Verdone – è stata in un ristorante romano che al termine della serata si trasformava in teatro. Ho messo in scena 14 personaggi in 55 minuti in una performance intitolata ‘Tali e quali’ e, prima di salire sul palco, ero talmente teso che sarei voluto fuggire. E’ stata mia mamma a consigliarmi di buttarmi in quest’esperienza e, devo ammettere, che grazie a questo suggerimento la mia vita è cambiata”.
Con disarmante umiltà, l’attore romano non si è tirato indietro quando ha dovuto parlare anche dei momenti bui della sua carriera: ”Dopo il successo di ‘Un sacco bello’ e ‘Bianco, rosso e verdone’ i produttori pensavano che ormai avessi già dato il meglio di me e che ormai avessi già esaurito i miei personaggi. Dopo due mesi avevo perso ogni speranza e pensavo di poter lavorare all’università, poi mi ha chiamato Mario Cecchi Gori e mi ha proposto di scrivere ed interpretare un film con un protagonista unico. Da qui è nato ‘Borotalco’, che ha rappresentato la svolta della mia carriera”.
Abile nell’analizzare l’intimo dell’animo umano e nel dipingerlo nelle sue più profonde sfaccettature, Verdone ha spiegato anche da dove ha trovato l’ispirazione per molti suoi personaggi: “Sono sempre stato un acuto osservatore e da giovane mi piaceva fermarmi a guardare gli artigiani che lavoravano nelle botteghe del mio quartiere. In particolar modo, mi avevano colpito gli autisti degli autobus, dai quali traspariva un miserabile maschilismo nei gesti, un atteggiamento che ho trasportato nei protagonisti dei miei film”.
L’attore e regista romano, inoltre, non ha chiuso la porta alla possibilità di lavorare anche con altri registi, nella veste di semplice attore: “Se il copione mi piace e devo interpretare un personaggio che sa conquistarmi, sono disposto ad accettare qualsiasi proposta, come è stato per ‘La grande bellezza’ di Sorrentino“.
Verdone, poi, ha ricevuto una gradita, quanto inaspettata sorpresa: un videomesaggio di Paola Cortellesi, che ha girato con lui “Sotto una buona stella” e che, con grande emozione e partecipazione, ha voluto ringraziare l’attore per quanto è stato capace di insegnarle.
Infine, sul palco sono saliti il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, e il presidente di Fondazione Grosseto Cultura, Loriano Valentini.
A loro è spettato l’onore di consegnare il premio a Carlo Verdone: una bottiglia di vino offerta dalla Fattoria Le Pupille, accompagnata da una pergamena manoscritta, realizzata dall’associazione Il Calamo, con la motivazione dell’onorificenza.
Il sindaco ha inoltre omaggiato il grande attore romano con una targa raffigurante il grifone, simbolo della città.
