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Banca d’Italia, la Cgil: “Chiusura danneggia risparmiatori, rischio usura e riciclaggio”

di Redazione
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La Banca d’Italia rappresenta, da sempre, un’istituzione a garanzia della stabilità del sistema bancario e della democrazia economica del nostro Paese”.

A dichiararlo, in un comunicato, è la Fisac Cgil.

“Negli ultimi anni il processo di integrazione normativa nel sistema europeo delle banche centrali, il processo di digitalizzazione crescente, unitamente agli effetti della crisi economica nonché alle pressioni provenienti dal contesto esterno, hanno spinto il vertice dell’istituto, progressivamente, a riorganizzazioni interne – continua la nota. Queste hanno falcidiato la rete territoriale; basti pensare che in Toscana dal 2019 rimarranno soltanto due filiali (Firenze e Livorno) con la struttura di Arezzo specializzata per il solo trattamento del contante. Infatti, il prossimo 21 dicembre chiuderà anche la filiale di Grosseto, eliminando dal territorio un ennesimo servizio pubblico per i cittadini“.

“La cancellazione di tale presidio non evidenzia solo il venir meno di alcuni compiti svolti gratuitamente per l’utenza grossetana, basti pensare alle questioni inerenti i rapporti tra banche e cittadini, ma soprattutto toglie ogni opportunità di investire in nuovi compiti che la crisi economica ha fatto emergere – spiega la Cgil -. Si fa riferimento, ad esempio, a controlli capillari sulle tematiche dell’usura o dell’antiriciclaggio, ad una più efficiente supervisione in tema di sistema dei pagamenti, ad un’opera massiva riguardante l’educazione finanziaria (numerosi sono stati, in passato, i momenti di incontro con gli studenti di ogni ordine e grado ed i membri delle associazioni rappresentative delle categorie più deboli sui temi, tra l’altro, della informazione finanziaria e delle contraffazioni svoltisi a cura dei dipendenti della filiale di Grosseto) visto i molteplici casi accaduti negli ultimi anni relativi al cosiddetto ‘risparmio tradito’“.

“È una china pericolosa, portata avanti senza ascoltare il sindacato, che mette anche in discussione la professionalità acquisita dai colleghi delle filiali – termina il comunicato -. È parere della Fisac Cgil che il venire meno di presidi della specie rappresentino un vero e proprio processo di privatizzazione, inaugurato già da un po’ di anni con il venir meno anche di numerosi sportelli delle banche e delle poste da molto territori periferici, che può mettere in discussione la difesa del risparmio, compito costituzionalmente garantito“.

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