“Non si può e non si deve nascondere la sconfitta del ‘Sì’ al referendum nella provincia di Grosseto. Una delle poche in Toscana. Anche se nella regione il ‘Sì’ ha prevalso, seppur con poco margine, non è servito a ribaltare il dato nazionale: quello della vittoria del ‘No’. Un 60 a 40 che non perdona. Ma che può far riflettere“.
A dichiararlo è Marco Simiani, segretario provinciale del Partito democratico.
“Come è vero che il fronte del ‘Sì’ contava pochi altri, oltre alla maggioranza del Pd, quello del ‘No’ annoverava diversi partiti e movimenti, con esponenti che risiedono anche nelle amministrazioni locali – spiega Simiani -. Se il ‘Sì’ è accomunabile a quella forza riformista, che il Pd ha deciso di abbracciare anche con le amministrative affrontate quest’anno, un confronto con i numeri, seppur nella sconfitta, evidenzia un trend a favore del percorso scelto“.
“Se pensiamo alle recenti amministrative di Grosseto, nel primo turno, la coalizione a sostegno della candidatura a sindaco di Lorenzo Mascagni, ha riscosso 16.043 voti – continua il segretario -. Le forze protese verso il ‘Sì’, il 4 dicembre, ne hanno riscossi 20.646 nel Comune di Grosseto, circa 4.600 in più. Anche il dato delle elezioni europee del 2014 risulta inferiore di circa 1.000 voti, numeri che sono in linea anche con i dati nazionali. Per tornare ancora più indietro, l’Ulivo riscosse nel comune, nelle europee 2004, circa 16.000 voti. Andando ancora più indietro, la campagna a sostegno di Claudio Martini alla presidenza della Regione, nel 2000, ne ottenne circa 18.700. Numeri importanti, come quelli che guardano ancora più indietro come le esperienze dei DS: nelle elezioni alla Camera del 1994 e del 1996 raccolsero rispettivamente 14608 e 14776 voti, vedendo un leggero miglioramento nel biennio, ma non raggiungendo mai i numeri ai quali facciamo riferimento più di recente. Figli sì di un leggero aumento demografico, ma anche di politiche che abbiamo sostenuto, nella città capoluogo come nella provincia“.
“Il percorso delle amministrative, delineato nei vari territori anche della provincia, non mi fa rimpiangere le scelte fatte. Scelte che hanno strizzato l’occhio ad un nuovo modo di fare politica. Un modo che vede al suo interno diversi attori coinvolti in un progetto comune, con obiettivi chiari, verso realtà inclusive più che esclusive – prosegue Simiani -. Scelte prese per affrontare il futuro, sostenendone la forza e la giustizia anche contro chi all’inizio non le ha condivise, contestandole aspramente, fermo sulle proprie posizioni, per poi adottarle e magari beneficiarne, più di altri. Scelte prese in modo da costruire anche fondamenta chiare e forti per il futuro, con una classe dirigente pronta per governare non solo oggi, ma domani. Anche per questo, nelle riunioni convocate nei prossimi giorni nel partito, proporrò agli organismi un azzeramento di tutte le cariche della provincia (compresa la mia), tenendo conto che oggi il governo di questa forza riformista dovrà contenere altri profili. A mio avviso non ci potranno né essere ‘rivoluzioni socialiste’ né la ricerca di un consenso interno, senza una proposta reale e politica. È necessario un passo avanti e dovremo farlo tutti, cogliendo a pieno l’opportunità che questo passaggio, per alcuni versi storico, ci sta dando“.
“Detto questo, sono sicuro che il Pd, anche grazie al risultato di questo referendum, potrà affermarsi come vera forza riformista e punto di riferimento anche a livello locale. Un faro nel quale far convergere altre anime, sia quelle che hanno creduto nel ‘Sì’ (ad una riforma necessaria), ma anche quelle che guardano al futuro del Paese, con responsabilità – termina Simiani -. Il mio impegno non mancherà mai, soprattutto per continuare ad affermare le ragioni di una politica di riforma e di cambiamento da sinistra“.