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Perugini: “Acquedotto del Fiora minaccia chiusure utenze, violata Costituzione”

di Redazione
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Leggere che Acquedotto del Fiora minacci la chiusura dell’utenza di un concittadino in difficoltà e con una situazione particolarmente delicata a livello familiare, dovrebbe far riflettere su chi o cosa sta gestendo la nostra acqua“.

A dichiararlo è Emanuele Perugini, presidente dell’associazione Maremma in movimento è candidato a sindaco di Grosseto.

“Tagliare l’acqua significa privare questa famiglia di un diritto fondamentale e come tale rientra nell’articolo 32 della Costituzione in quanto diritto alla vita alla stessa stregua del diritto alla salute – sottolinea Perugini. Un diritto che non solo non è tutelato, ma che anzi è sfruttato da gestioni pubblico/private in barba al referendum del 2011 che sanciva l’acqua pubblica proprio per scongiurare di poter lucrare sulla vita dei cittadini e così, per fare un esempio, l’Acquedotto del Fiora ha realizzato nel 2017 ben 10.500.000 euro di utili a loro imposte, su cui ha pagato circa 3.200.000 euro di imposte ed elargito circa 2.000.000 di dividendi. Nel 2018 l’Acquedotto del Fiora si è addirittura migliorato: 19.500.000 di euro di utili a lordo imposte, circa 6.000.000 di imposte e proposto il pagamento di 6.000.000 di dividendi. Dividendi che proprio in virtù del referendum non dovrebbero aver modo di esistere“.

“Soldi che dovrebbero essere impiegati in maggiori riparazioni e sostituzioni degli impianti per diminuirne le perdite, soldi che potrebbero essere utilizzati per ridurre le bollette (20.000.000 su 120.000.000 sono più del 15%). Invece continuiamo ad avere le bollette alte, ad avere acquedotti con grandi perdite e al tempo stesso a remunerate gli azionisti. E poco importa se per far sì che tutto questo sadico meccanismo sia garantito vengano sacrificati dei cittadini in difficoltà, i più deboli, con la minaccia di veder porre i sigilli ai propri rubinetti, di fatto calpestando anche la nostra Costituzione – termina Perugini -. Quanto accaduto alle famiglie di Roselle pone l’accento su un grave problema per la nostra città: la gestione delle acque come un bancomat che attinge direttamente nelle tasche dei cittadini con le tariffe più alte del territorio nazionale“.

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