Amiata (Grosseto). Sono quattro le aziende castanicole amiatine coinvolte nel progetto pilota regionale sul castaneoturismo, per la castanicoltura turistica del “domani”, coadiuvate da due Università, quella di Firenze e quella della Tuscia – Viterbo.
Il progetto
Castaneotursimo (Castanicoltura con nuovi servizi ecosistemici, organizzata per il Ttrismo) è un progetto sperimentale che ha come obiettivo la valorizzazione economica dell’agrobiodiversità del castagneto e della multifunzionalità dell’impresa castanicola. Lo scopo prioritario del progetto sono il mantenimento e il miglioramento costante della castanicoltura da frutto come attività produttiva, introducendo alcune attività di diversificazione (turistica, sociale, del benessere, commerciale ecc.) che possono supportare il reddito dell’agricoltore e aumentino le funzionalità ecosistemiche associate ad una gestione sostenibile dei castagneti da frutto, attraverso una riorganizzazione e una valorizzazione della gestione delle superfici produttive.
Il progetto, finanziato dalla Regione Toscana con la sottomisura 16.2 del Psr 2014-2020, vede collaborare in maniera sinergica diversi soggetti, a partire proprio dai quattro imprenditori agricoli coinvolti, Mirco Fazzi, Roberto Ulivieri, Francesco Monaci e Roccone S.r.l. società agricola, lo studio Agricis, che si occupa del coordinamento delle attività con il dottore forestale Giovanni Alessandri, il dipartimento Dagri dell’Università di Firenze con la professoressa Silvia Scaramuzzi, il dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia – Viterbo con il professor Rodolfo Picchio e l’Associazione per la valorizzazione della castagna del Monte Amiata Igp.
Castaneoturismo punta alla diversificazione e alla multifunzionalità dell’impresa castanicola evidenziandone il ruolo ambientale, naturalistico, turistico, artigianale, commerciale, sportivo e, negli ultimi tempi, anche sociale e del benessere.
I castagneti in quanto boschi coltivati, oltre ad essere dei “parchi naturali ricchi di biodiversità” offrono fra i molteplici “servizi ecosistemici” anche quelli sociali e del benessere. Nei castagneti si può ritrovare il contatto con la natura, tramite l’immersione fra i castagni, che aiuta a diminuire la pressione sanguigna, a migliorare lo stato d’animo, a ridurre lo stress, a rafforzare le difese immunitarie e a migliorare l’attenzione e la memoria.
Sperimentare ed organizzare i bagni di castagneto per ritrovare il benessere, testare la castanicoltura sociale, quella terapeutica e della salute, è una delle ultime frontiere del bosco. I castagneti sono certamente fra i boschi più idonei per svolgere le attività di terapia forestale, grazie anche all’importante emissione di monoterpeni e quelli dell’Amiata sono fra quelli più vocati.
Proprio per questo motivo è venuta l’idea a Mirco Fazzi, castanicoltore di Castel del Piano, dopo una visita in Trentino Alto Adige ad un percorso realizzato nel bosco, di adattare l’idea vista, al proprio castagneto. Supportato da Giovanni Alessandri e dall’architetto Tommaso Pallari, è stato creato un originale percorso ad anello da compiere a piedi nudi, immersi fra i castagni e la natura splendida del Monte Amiata.
“E’ questo percorso una prima ed originale sperimentazione della castaneoterapia in Italia, legata alla diversificazione dell’attività castanicola – spiega il dottor Giovanni Alessandri -, con l’obiettivo di riuscire ad integrare il reddito del castanicoltore, martoriato dai cambiamenti climatici in atto”.
“Il percorso – ricorda Tommaso Pallari, architetto che ha seguito il progetto – si divide in due momenti principali: il primo rappresentato dalla pietra, materia inorganica del luogo, simbolo della terra e della base dell’albero; il secondo caratterizzato dal legno, materiale organico in costante mutamento, a richiamare il tronco, i rami, e le foglie dei boschi che coprono e colorano la montagna. Il visitatore comincia il suo percorso togliendosi le calzature, seduto su una panca, e poggia i propri piedi sulla superficie liscia della pietra levigata. Il secondo tratto è pavimentato con pietre più distanti e sbozzate. Da questo si passa al ciottolo di fiume levigato dall’acqua, poi inerti sempre più piccoli sino a che il cammino si perde nel bosco stesso e il visitatore è completamente immerso in esso. Da qui si torna al punto di partenza attraversando le bucce di castagna, il truciolato di legno, la corteccia degli alberi, i rulli di castagno, i dischi di castagno posati a terra e il tavolato levigato. A ciascuno di questi elementi viene abbinata una combinazione di piante autoctone del castagneto cosicché anche gli altri sensi (olfatto e vista) siano stimolati per rendere l’esperienza immersiva ancor più intensa e benefica”.
“Lo scopo di questo percorso – conclude Mirco Fazzi – è dare vita a una nuova attività extra-agricola legata al castagneto che lo valorizzi e nel contempo produca reddito; i castanicoltori per necessità, oltre che per passione, saranno sempre più in futuro gli artefici della castanicoltura turistica, dell’accoglienza all’interno dei castagneti, di attività innovative, sociali, commerciali, artigianali, sportive e del benessere. Spero che questa nuova attività proposta incontri il favore dei turisti che ricercano sull’Amiata sempre più benessere e relax”.