“Sono convinto che Follonica abbia delle potenzialità di sviluppo turistico ancora inespresse così come, allo stesso modo, sia indispensabile prendere atto che vicinissimo alla città, da una cinquantina d’anni, c’è un polo chimico industriale che vale quasi il 35% del Pil della Ppovincia di Grosseto, il 45% dell’export e oltre venti milioni di euro all’anno di stipendi”.
A dichiararlo, in un comunicato, è Massimo Di Giacinto, consigliere comunale dell’omonima lista civica.
“Sarebbe da irresponsabili non partire da queste considerazioni per analizzare oggettivamente, e senza pregiudizi ideologici, la vertenza Venator che mette a rischio il posto di lavoro di 41 suoi dipendenti, di centinaia di lavoratori delle ditte appaltatrici e dell’indotto che fanno manutenzioni, trasporti, noleggi, servizi e molte altre attività minori per la fabbrica di biossido di titanio – spiega Di Giacinto -. E’ passato un mese abbondante da quando la società ha comunicato l’avvio della procedura di riduzione del personale a seguito delle difficoltà di stoccaggio dei residui di lavorazione per l’ormai prossimo esaurimento degli spazi nella ex cava di Poggio Speranzona a Montioni, i cosiddetti gessi rossi, e la situazione resta ancora incerta e preoccupante. Da una parte c’è l’azienda che non ha mantenuto gli impegni ripetutamente presi per ridurre in modo significativo la quantità di rifiuti della lavorazione industriale e per individuare un sito idoneo a accoglierli nell’assoluto rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, dall’altra la Regione Toscana che non è stata ancora capace di aprire un tavolo regionale, lo farà solo il 7 novembre, dove le questioni devono trovare una sintesi per il ritiro dei licenziamenti annunciati e il rilancio del futuro produttivo della Venator“.
“Ma è giusto, lungimirante e corretto arrivare ‘alle porte coi sassi’ dell’esaurimento della cava di Montioni senza aver pensato in tempo a dove poter stoccare i gessi rossi e mettere in discussione i livelli occupazionali per risolvere il problema? Sinceramente credo di no – continua la nota –. Resto dell’idea che Follonica deve puntare, nel medio-lungo periodo, a un turismo di qualità che garantisca occupazione stabile oltre alla stagione estiva, ma non è pensabile di poter fare a meno delle attività industriali del Casone di Scarlino, che per decenni hanno garantito, e garantiscono, lavoro e stabilità economica per tante famiglie. Sarebbe da incoscienti avere in mente di cancellare il polo industriale senza concrete alternative imprenditoriali e occupazionali, ma è altrettanto necessario impegnarsi per progettarle”.
“Se gli amministratori locali e regionali ci avessero ragionato prima, Follonica sarebbe parecchio diversa dal punto di vista economico e sociale. Intanto una buona notizia c’è: l’apertura della Venator alle richieste sindacali di ritirare i licenziamenti e attivare gli ammortizzatori sociali, nel caso specifico i contratti di solidarietà – termina Di Giacinto -. L’esito di questa possibilità lo conosceremo il 2 novembre nella consapevolezza che non sarebbe la soluzione al problema ma, sicuramente, un bel passo in avanti”.