In occasione della festa della Liberazione, il Pci sarà presente nei luoghi storici della provincia quest’anno in modo simbolico, dato che la pandemia non consente di prevedere manifestazioni pubbliche come avvenuto in passato.
“Ricordiamo per questo le stragi, gli eccidi, gli assassinii compiti in quel periodo che hanno toccato tutta la provincia di Grosseto – si legge in un comunicato della segreteria del Pci della federazione di Grosseto -. Tra il settembre 1943 e il giugno 1944 molte furono le violenze consumate dalla follia nazi – fascista. L’eccidio degli 83 minatori della Niccioleta e i martiri d’Istia sono le due maggiori stragi compiute nel territorio provinciale, alle quali si accompagnarono eccidi e uccisioni compiute nei comuni della provincia, che colpirono anche civili spesso non affiliati ai partigiani, ma nell’occhio dell’odio delle camicie nere. In questo, delitti si consumarono nei comuni e nelle località di Santa Fiora, Magliano, Montieri, Manciano, Cinigiano, Arcidosso, Roccalbegna, Scarlino, Grosseto, Sorano, Castel del Piano, Roccastrada, Semproniano, Gavorrano. Una delle ultime follie fu compiuta il 22 giugno a Massa Marittima, dove militari tedeschi prelevano Norma Pratelli Parenti dalla sua casa a Massa Marittima e la uccisero, dopo averla seviziata”.
In questo 25 aprile vogliamo ricordare anche chi non ha combattuto in modo diretto, ma si è schierato e, come i partigiani , ha fatto una scelta: quella di non combattere a fianco dei nazi – fascisti – prosegue il Pci -. Sono gli internati militari italiani che all’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutarono di allearsi con le truppe nazifasciste e in molti vennero deportati nei campi di lavoro tra Polonia e Germania, anche loro hanno contribuito ad abbattere le dittature. Per il Pci non si può riscrivere, revisionare, negare le conseguenze che il fascismo ha prodotto anche nel nostro territorio, non si può disperdere la memoria o falsificarla, non si può proporre una riconciliazione tra chi scelse di stare dalla parte dei fascisti e dei boia e chi lottò per ridare libertà e futuro al Paese. Nessuna riconciliazione è possibile e l’unica riconciliazione è quella di riconoscere i valori della Resistenza e della Liberazione per la quale i partigiani, uomini e donne, hanno combattuto“.
“In attesa che si possa ritornare nelle piazze a ricordare, celebrare e onorare chi è caduto per la nostra libertà, in attesa di poter tornare a sventolare le nostre bandiere con la falce e il martello insieme alle altre bandiere che hanno scelto di stare dalla parte dei valori della libertà e della Costituzione – termina la nota -. Ora e sempre resistenza, perché la storia non si ripeta e per contrastare quella deriva culturale, la corruzione, la perdita di diritti e valori che sono il nutrimento migliore per alimentare quelle derive fasciste che potrebbero ripresentarsi”.