Home Grosseto 8 marzo, Potere al Popolo scende in piazza: “No alle discriminazioni di genere sul lavoro”

8 marzo, Potere al Popolo scende in piazza: “No alle discriminazioni di genere sul lavoro”

di Redazione
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Come Potere al Popolo Grosseto siamo in piazza al fianco di Usb durante la giornata internazionale di sciopero globale delle donne programmato per l’8 marzo“.

A dichiararlo, in un comunicato, è Potere al Popolo Grosseto.

“Saremo in piazza per ribadire le richieste di USB, il neoliberismo si riproduce tramite una visione ideologica che si appoggia in tutto e per tutto sul patriarcato e, come tutti e tutte sappiamo, è un modello di sviluppo che crea ed acuisce diseguaglianze. Nel mondo del lavoro non c’è una vera parità salariale tra uomo e donna – continua la nota -. Il 28 febbraio, con uno dei soliti interventi preventivi a cui siamo abituati, l’autorità garante degli scioperi ha vietato il coinvolgimento del comparto scuola nello sciopero generale dell’8 marzo. La ‘ragione’ è il cosiddetto ‘difetto di rarefazione’: l’astensione dal lavoro cade ad una settimana sola da un altro sciopero, che riguarda solo la scuola ed è stato indetto per il primo marzo. Inutile spiegare al Garante, come già fatto da alcuni sindacati, che il primo è uno sciopero di comparto e il secondo è uno sciopero generale: il Garante, cioè il Governo, lo sa benissimo. L’obiettivo di questo organismo, del resto già palesato in passato, con le multe allo Slai Cobas, è proprio quello di depotenziare una mobilitazione che dà fastidio, con la complicità dei sindacati maggiormente rappresentativi“.

“Perché? È dal 2017, in seguito ad un appello internazionale promosso dai movimenti di lotta delle donne argentine, e in particolare dal movimento transfemminista Non una di meno, che l’8 marzo è tornato ad essere compiutamente una giornata di lotta e di mobilitazione attraverso uno sciopero che, in quell’anno, coinvolse ben 22 Paesi – spiega Potere al Popolo -. Negli anni i sindacati di base hanno mantenuto l’impegno. I vari Governi che si sono succeduti non hanno visto di buon occhio questa cosa. Ma mai come quest’anno l’intervento del Garante è di una gravità inaudita. La pandemia nella quale siamo immersi da un anno ha avuto e sta avendo un peso insostenibile proprio per le donne. Erano occupati da donne 99000 posti sui 101000 persi a dicembre. La somma di lavoro salariato e lavoro di cura, nel momento in cui, con lo smart working, il primo è precipitato negli spazi del secondo, ha reso la vita quotidiana di milioni di donne un inferno. Lo era già prima, ma il dato è stato aggravato dall’ipocrisia sessista del Governo. Chi comanda ha ritenuto che, lavorando a casa, le donne potessero contemporaneamente fare sportello e cucinare, conference call e rassettare, etc. Donne su cui, è sempre utile ricordarlo, continua a gravare la quasi totalità del lavoro domestico. Particolarmente gravosa è stata poi la condizione delle insegnanti madri, impegnate contemporaneamente a tenere lezioni in Dad e seguire le lezioni dei figli in Dad. O intrattenerli, se non addirittura allattarli mentre si spiegava, si interrogava, o altro. Nel frattempo sono spariti anche i congedi parentali Covid, che, non si stupirà nessuno, per il 90% sono stati presi da donne“.

“In un contesto del genere, la decisione del Garante si manifesta in tutta la sua violenza sessista. È fin troppo evidente che, al di là delle belle parole, la parità di genere non è una priorità. Non solo: si lavora per ritornare indietro di decenni, con percentuali di disoccupazione femminile altissime e nessun tipo di assistenza per chi lavora. Noi siamo da sempre con le donne che lottano. Sosterremo i sindacati che hanno indetto lo sciopero nelle decisioni che vorranno prendere – termina la nota -. Saremo in piazza, l’8, con le altre categorie, perché vogliamo la rivoluzione, che non c’è senza liberazione della donna”.

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