Pubblichiamo integralmente il testo del documento elaborato dalla minoranza sul riordino delle Province, che è stato discusso nel corso del Consiglio provinciale di stamani.
“L’attuale riforma delle Province, come impostata dal Governo Monti, presenta indubbiamente elementi discutibili e di dubbia costituzionalità.
Gli stessi parametri relativi alla popolazione e alla superficie, nella loro rigidità, trascurano quelle che sono le peculiarità tipiche di ciascun territorio.
È indubbio, tuttavia, che le Province debbano essere ridotte nel numero, a cominciare da quelle di più recente istituzione e, ove ve ne siano le condizioni, vengano sostituite dalle cc. dd. città metropolitane.
Per quanto riguardala Toscana, il riordino elaborato dall’U.P.I. deve essere incondizionatamente appoggiato, mentre è indiscutibile che i capoluoghi delle nuove Province debbano coincidere con gli attuali capoluoghi più popolosi: il parametro della popolazione non è infatti casuale, bensì è il riflesso della capacità attrattiva e dello sviluppo socioeconomico di ogni singola realtà, al contrario di criteri basati su valutazioni meramente storiche che appaiono e sono, proprio in quanto tali, superati dai fatti.
Il Consiglio Provinciale di Grosseto, pertanto,
ribadito:
– che le funzioni fino ad oggi svolte dalle Province sono insopprimibili;
– che i costi della rappresentanza politica delle Province (consiglieri, assessori e presidenti) sono del tutto irrilevanti rispetto ai costi necessari per lo svolgimento di tali funzioni;
– che tali costi, anziché diminuire, sono destinati ad aumentare qualora le Province vengano soppresse in mancanza di una più organica riforma complessiva dell’apparato pubblico, in quanto tutto il personale dovrebbe inevitabilmente essere trasferito o alle Regioni o ai Comuni o alle Unioni di Comuni;
– che le Unioni di Comuni, nell’ipotesi di soppressione delle Province, tenderebbero inevitabilmente a configurarsi come mini-Province, aumentando la disorganicità della gestione del territorio e delle risorse, con ulteriori sprechi di denaro pubblico;
ritiene:
– che la riforma delle Province vada affrontata senza settarismi e logiche corporative:
– che occorre avviare una grande riforma dello Stato in Italia, cominciando dalla soppressione di tutti quegli enti intermedi che non sono sottoposti all’effettivo controllo degli elettori contribuenti, e che producono quasi sempre sprechi esorbitanti;
– che i parametri previsti dalla nuova norma, se applicati in modo rigido in Toscana, disegnerebbero una realtà senza alcun senso e priva di qualsiasi ragionamento sulla utilità, efficienza ed efficacia dei servizi ai cittadini;
– che la prevista ripartizione delle competenze introdotta con la spending review fra i nuovi enti e i Comuni, sotto questo profilo, è ispirata a criteri astratti che non tengono conto della rilevanza di alcune competenze di indirizzo, coordinamento e gestione: il limitare l’ambito di azione delle nuove Province a pianificazione territoriale, valorizzazione dell’ambiente, trasporto pubblico locale, viabilità, programmazione della rete scolastica e edilizia scolastica, significherebbe di fatto dare vita a un Ente monco con distorsioni che si riverbereranno sugli altri livelli di governo;
– che la disarticolazione del sistema attuale senza un ponderato modello sostitutivo porterà problemi enormi nella ricollocazione del personale, che dovrà essere trasferito o alla Regione o ai Comuni, e che comporterà inevitabilmente almeno una prima fase di costi straordinari legati agli accorpamenti, oltre ad una altrettanto inevitabile e conseguente perdita di efficienza;
– che le migliaia di Enti, agenzie, società ad hoc di Ministeri e Regioni che svolgono funzioni pubbliche dovrebbero essere soppressi per la massima parte, poiché le funzioni da essi svolte potrebbero e dovrebbero rientrare all’interno della gestione amministrativa degli enti a rilevanza costituzionale, con il controllo sociale continuo garantito dal vincolo democratico;
– che, comunque, l’ipotesi del Governatore Rossi di suddividerela Toscanain tre grandi Aree vaste, escludendo la città metropolitana fiorentina, è priva di ogni logica rispetto alla storia, alla orografia territoriale e ai legami socio economici della Toscana del Sud;
– che la riforma/soppressione delle Province comporterà, allo stato, quella delle corrispondenti articolazioni dello Stato (Prefetture, Questure, Comandi di Vigili del fuoco, Carabinieri, Agenzia delle entrate, Inps, Motorizzazione Civile, Ufficio Provinciale Scolastico ecc.), con una drastica riduzione della qualità dei servizi ai cittadini e prevedibili ingenti aumenti di costi, specie per le imprese;
– che i tagli operati dal Governo alle erogazioni verso gli enti locali rischiano di anticipare in modo violento il riordino comunque auspicato, sostituendolo la riforma con la soppressione di molti Enti per loro dissesto;
– che i tempi di attuazione della riforma sono oggettivamente troppo stretti e impossibili da rispettare;
– che i due parametri scelti dal Governo per definire i confini dei nuovi Enti risultano incompatibili con la riorganizzazione efficiente di competenze e servizi sui territori;
richiede
– che le Province opportunamente riformate rispettino il dettato costituzionale, di fatto privato di senso con la riforma impostata dal Governo Monti;
– che il Parlamento e il Governo riconsiderino i criteri di individuazione delle Province, che devono essere resi più elastici pur mantenendo l’obiettivo di ridurle;
– che, comunque, in caso di accorpamento di più Province resti fermo il criterio di individuazione del capoluogo in quello più popoloso;
– che siano previste competenze più ampie per le Province;
– che sia consentito il coinvolgimento reale delle comunità nella discussione della proposta di riordino;
– che le competenze e le funzioni amministrative delegate dalle Regioni, per le quali già ora siano previste le supervisioni dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia, siano attribuite direttamente a Comuni e Province per realizzare finalmente il disegno di uno Stato realmente decentrato e prossimo al cittadino, evitando di indugiare su un nuovo centralismo regionale e di costruire per conseguenza una regione che, oltre a normare e a programmare, gestisce, trasformandosi in un gigante burocratico;
– che contestualmente alla riforma delle Province vengano sciolti gli oltre 3.000 enti e società dei ministeri e delle Regioni che svolgono funzioni pubbliche, attribuendo questi compiti ai direttamente ai Comuni e alle nuove Province, in modo da attuare quelle istanze di decentramento e semplificazione amministrativa radicatissime nelle imprese e nei cittadini;
– che, comunque, una volta che sia stata definita dagli organismi preposti la proposta di revisione delle attuali Province essa venga sottoposta a referendum consultivo;
– che venga subito sbloccato il patto di stabilità e ricalcolati i costi intermedi su cui si sono operati i tagli con la spending review per non sovraccaricare di debiti strutturali i nuovi Enti risultanti dagli accorpamenti, che altrimenti si ritroverebbero a partire, anche a seguito degli ultimi tagli, in condizione di disavanzo strutturale;
pertanto, dà mandato
al Presidente della Provincia di Grosseto di esprimersi di conseguenza all’interno del Consiglio delle Autonomie della Toscana;
invita
gli altri rappresentanti della provincia componenti il CdAL ad aderire alle stesse argomentazioni, e tutti i consigli comunali a svolgere in un tempo ravvicinato un dibattito aperto sulle prospettive di riordino della Provincia, per coinvolgere al massimo l’intera comunità provinciale.”
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