«I risultati delle indagini della Guardia di Finanza che hanno messo in luce l’elevata quota di lavoratori “assunti” in nero in attività commerciali legate al turismo – dichiarano Massimiliano Stacchini (segretario Filcams) ed Eleonora Bucci (responsabile politiche del lavoro della segreteria Cgil) – fa finalmente giustizia della pretestuosità della polemica che individuerebbe nei percettori di reddito di cittadinanza la causa della presunta mancanza di lavoratori stagionali. E mette invece drammaticamente in luce il fatto che il lavoro nero è una piaga molto presente nel nostro territorio.
Nelle scorse settimane sia dal mondo politico locale che da quello economico – imprenditoriale è stato sollevato un polverone cercando di far passare il messaggio che chi percepisce il reddito di cittadinanza lo farebbe a sbafo, e in più lavorerebbe al nero. Com’è evidente, le cose non stanno così.
Dei 160 lavoratori impiegati nelle attività commerciali controllate dalla Guardia di Finanza da metà luglio a oggi, infatti, ben 25 (il 15 per cento) sono risultati impiegati in nero da datori di lavoro evidentemente molto disinvolti. Ma nessuno di loro era percettore del reddito di cittadinanza. Ricordiamo, peraltro, che poche settimane fa la stessa Guardia di Finanza ha reso noto di aver scoperto che all’Argentario quattro noleggi di barche su cinque avvenivano a nero.
Il problema del lavoro nero e grigio è una nostra preoccupazione che abbiamo nel tempo più volte segnalato; oggi abbiamo finalmente uno spaccato che dà una rappresentazione oggettiva della realtà, e del fatto che l’unica motivazione alla base degli impieghi in nero, o in grigio, è quella di guadagnare di più penalizzando chi lavora da parte di imprenditori disonesti, che ricorrono a queste pratiche evasive o elusive, danneggiando per primi i propri colleghi che si comportano correttamente alimentando un dumping economico importante. Eclatante il comportamento del titolare della pizzeria dove sono stati scoperti tre “dipendenti” in nero; che non ha esitato un minuto a regolarizzarli e pagare la multa per poter tenere aperta l’attività.
Per fortuna, come ha rivelato il colonnello Antuonfermo della Guardia di Finanza, sta maturando una nuova coscienza civica fra i cittadini e i consumatori, che sempre più frequentemente segnalano alle forze dell’ordine violazioni dalla legge. Consentendole così di svolgere controlli mirati sulle attività, e di smascherare odiosi comportamenti lesivi dei diritti di chi lavora, oltre all’evasione fiscale.
I dati degli Enti Bilaterali o dai Centri per l’impiego ci mostrano chiaramente che molte aziende non si avvalgono di questi canali per poter ricercare personale qualificato, a dimostrazione del continuo tentativo di eludere ed evadere la possibilità di applicare i contratti regolari.
Il settore turistico è uno dei settori maggiormente colpito dalla pandemia con forti precarizzazione e sfruttamento. A differenza degli anni passati sono aumentati i contratti di apprendistato e anche di intermittenti a scapito dei tempi determinati puri e dei contratti determinati ma indeterminati.
Tornando alla polemica veramente indegna di un Paese civile che colpevolizza le persone in difficoltà, titolari di reddito di cittadinanza, dipingendole come vagabonde e interessate a percepire soldi pubblici, non possiamo che esprimere tutto il nostro sdegno. A maggior ragione quando queste strumentalizzazioni provengono da figure che hanno ruoli istituzionali. Il tasso di disoccupazione della nostra provincia mostra un aumento importante a danno in particolare di donne e giovani. È quindi fondamentale a nostro avviso che ogni politica attiva, purché da migliorare e rafforzare, non sia demonizzata, ma supportata, cercando di incidere sul fattore di “scoraggiamento” che si sta manifestando nel nostro territorio.
Nella nostra realtà i percettori di reddito di cittadinanza sono 3.500 persone, con 2.000 nuclei familiari. Corrispondenti a poco più dell’1,5% della popolazione residente in provincia. Con ogni evidenza, oltretutto, molte meno di quelle che vivono al di sotto della soglia di povertà, considerato che mediamente nel nostro Paese sono il 5% dei cittadini.
A tutti quanti, pertanto, consigliamo molta più cautela prima di alzare polveroni che non hanno alcun collegamento con i fatti. E quindi ribadiamo che sia importante sostenere le forze dell’ordine e l’ispettorato del lavoro nel loro impegno a garantire il rispetto delle regole su retribuzioni e contributi di chi lavora. È infatti del tutto evidente, come da anni denunciamo inascoltati, che in questa provincia c’è una quota rilevante di lavoro nero e di profitti sottratti alla tassazione dello Stato. E quindi alle risorse che finanziano i servizi essenziali per tutti i cittadini, come scuola e sanità».