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“Il paese degli orchi”: Lorella Chechi presenta il suo primo libro

di Redazione
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Sabato 29 settembre, alle 18, Lorella Chechi presenta il suo primo libro “Il paese degli orchi“, di Oltre Edizioni, all’Hotel Granduca, in via Senese 170, a Grosseto.

Intervengono Gianni Resti, docente e scrittore, Diego Zandel, scrittore ed editor. Presenta il giornalista Giancarlo Capecchi.

L’autore

Lorella Chechi, è nata il 20 settembre 1967 in un podere dell’Alta Maremma, in provincia di Grosseto. La passione per i libri e le discipline letterarie l’hanno spinta a conseguire la maturità classica e la laurea, in Lettere moderne a indirizzo storico, a Siena nel 1993. Oggi insegna in una scuola secondaria di primo grado a Grosseto. Il 18 settembre 2008 è diventata mamma, “da grande”, di una bella bambina. Le difficoltà sono iniziate prima della sua nascita e la paura di non farcela è stata tanta.  Chiara, figlia unica, è meravigliosa, ma faticosissima.

Il libro

Dopo il primo anno di vita la figlioletta aveva manifestato comportamenti rigidi e scoppi di rabbia incontrollabili. Mostrava la sua collera graffiando, dando testate alle persone oppure scagliandosi contro il muro. Era risultato sempre arduo sospendere i suoi isolamenti, convincerla a obbedire senza energiche resistenze da parte sua. La bambina non aveva mai mostrato una naturale motivazione per la condivisione, per l’interazione con gli altri, per imparare cose nuove. Si isolava anche in classe o quando si trovava in compagnia di qualche amichetto. Durante i primi anni della scuola dell’infanzia era stata attratta dalla manipolazione, ma piano piano l’interesse era diminuito e alla fine scomparso quasi completamente. Allo stesso modo, in un breve lasso di tempo, era svanita anche la passione per i colori.

Mentre i bambini iniziano a comunicare ancor prima di saper parlare guardando quello che fanno le persone che li circondano, condividendo esperienze, pensieri ed emozioni, Elena non aveva mai imitato nessuno. Non tollerava le proibizioni e non accettava gli insegnamenti, neanche dalla mamma. Le sue reazioni erano spesso esagerate, i rinforzi sembravano inutili e anticipare le crisi non era sempre possibile. Con il trascorrere del tempo la diversità tra la figlia e gli altri bambini era sempre più evidente: non giocava, i giochi erano insignificanti e senza finalità, i tempi di attenzione duravano pochi secondi, mugolava in continuazione non trovando piacere in nulla di sensato e funzionale. Inoltre, cresceva il suo disagio, e l’incapacità di comprensione la rendeva irrequieta e poco disponibile a qualsiasi tipo di proposta. Era ostinata a seguire quella sua logica spesso incomprensibile. Negli ultimi tempi, per esempio, quando nella loro abitazione iniziava a regnare l’oscurità della sera, Paola si doveva armare di tutta la sua pazienza dal momento che Elena preferiva rimanere avvolta dalle tenebre invece di accendere l’interruttore.

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