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“Grosseto silenziosa” di Francesco Scamporrino in mostra al Cedav

di Cristina Zammataro
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Venerdì 7 settembre alle 18,  come anteprima della manifestazione Città Visibile, che si apre al Cassero sabato 15 settembre, verrà inaugurata, presso la sala Cedav di Via Mazzini, “Grosseto silenziosa“, la mostra fotogragrafica di Francesco Scamporrino.

L’esposizione si articola in tre sguardi/sezioni di mostra complementari, ma eterogenee: uno sguardo di racconto (sezione Grosseto silenziosa), uno sguardo di confronto (sezione MaremmAntep), uno sguardo di giudizio (sezione Non immagini).

La sezione Grosseto silenziosa racconta una inedita città notturna deserta e abbandonata alla neve.

Ho dovuto aspettare la notte per vederla attaccare sull’asfalto, di giorno ero troppo impegnato a guardarla dalla finestra: non si stancavano di scendere volando leggeri, quei soffici cristalli uno diverso dall’ altro, finchè non cadevano al suolo diventando tutti uguali, compattandosi a formare una solida lastra ghiacciata, fredda, scivolosa, pericolosa per chiunque vi passi sopra.

 Cosa ha la neve di ancora affascinante per i miei occhi?

Perchè non riesco a distogliere lo sguardo?

 Perchè mai dovrei correre a fissarla nella pellicola?

Infine scesa la notte, la domanda si trasformò in: che cosa sto aspettando?

 Varcata la porta non sentivo il freddo, non sentivo il sonno, non sentivo i piedi.

Ho camminato sapendo dove andare, tra una foto e l’altra non chiudevo il cavalletto, avevo le idee chiare e poco tempo.

La batteria della macchina digitale non aveva intenzione di funzionare per via del rigido clima, spenta la digitale scattavo in pellicola medio formato bianco-nero.

 Il freddo metallico della macchina fotografica, era l’unico dialogo con la reale temperatura che il mio corpo voleva sentire.

 La notte era meno scura del solito e le luci stradali donavano un caldo riflesso alla scena, aumentando in me la sensazione di quiete e silenziosa dinamicità.

Senza accorgermene ho camminato da una parte all’altra della mia città, passo dopo passo, foto dopo foto, rotonda dopo rotonda.

 Quando la neve ha interrotto la discesa, il sale ha iniziato a lavorare.

Sulla strada del ritorno vi erano solo strade bagnate, tutto si è svolto troppo velocemente, e in modo automaticamente naturale,  se non avessi scattato, giurerei che non ha mai nevicato”.

La sezione MaremmAntep mette in relazione il territorio della città turca di Gaziantep con quello maremmano, sfidando lo spettatore a riconoscere affinità e divergenze.

Grazie all’ Europe Direct Maremma, ho avuto la splendida opportunità di fare servizio di volontariato per sette mesi a Gaziantep in Turchia.

Questa città è ricca di storia risultando uno degli insediamenti più antichi del mondo, culla di una grande civiltà in parte tuttora misteriosa.

Un altro elemento che ci accomuna è l’esser stata zona desertica, desolata e con un passato di sofferenza e di lotta per la sopravvivenza, che solo la tenacia e l’intelligenza dell’uomo, ha potuto trasformare in terra fertile.

Ad oggi rappresenta una delle maggiori realtà agricole del paese.

 Queste caratteristiche mi hanno mostrato un invisibile filo di congiunzione con la nostra amata terra amara.

 Questo progetto vuole quindi svelare allo spettatore, quanto in comune abbia la terra, e quante infinite e inesistenti differenze siano minuziosamente costruite dall’uomo.

 Guardando queste foto, vi invito a riconoscere l’appartenenza del paesaggio alla nostra terra o a quella terra così lontana eppure vicina perché simile.”

La sezione Non immagini si basa sull’analisi del concetto di “non luogo” e sulla individuazione critica dei luoghi urbani di Grosseto che possono essere così definiti.

Negli ultimi tempi si nota la tendenza a preferire la frequentazione di centri commerciali, rispetto a luoghi identitari e tradizionali della città.

 Spostando l’attenzione sui luoghi storici, sembra che uno dei limiti maggiormente sentiti da parte della comunità, sia rappresentato dallo stato di degrado e sporcizia che vige nelle Mura Medicee.

 Senza voler entrare in merito alla questione, puntare il dito o essere imparziale, viene da se il seguente ragionamento:

se abbandono un oggetto, è difficile che quando torno lo trovo meglio di come era prima; se facessi la mia passeggiata sulle mura invece che nei corridoi di scaffali, qualcuno si prenderebbe il compito di pulirle; se stranieri, tossici e malviventi possono danneggiare i nostri luoghi, è perché noi gli permettiamo di farlo, lasciandoli indisturbati, mentre noi guardiamo vetrine.

Abbandonare luoghi identitari in una città, credo sia una mossa rischiosa, infatti il turista valuta la città in base ai luoghi storici e di ritrovo.

 Grandi città come Torino e Roma stanno creando un nuovo tipo di collaborazione tra cittadino e comune, intorno al concetto di cittadinanza attiva, ovvero se riuscissimo a lasciare un posto meglio di come lo abbiamo trovato, avremmo una città migliore ed una comunità più serena e con maggiore sentimento identitario.

 Se crediamo che le mura siano sporche per colpa del comune, è come se negassimo la possibilità di cambiare le cose: abbiamo una città giovane che potrebbe nascere e crescere con una condivisa visione collettiva, in quanto piccola di dimensioni e di bassa densità demografica, ma lasciamo che venga violentata ogni giorno da qualche ragazzo che ha le stesse esigenze e lamentele dell’anziano, entrambi si aspettano qualcosa di nuovo che tarda a venire.

 Se insieme ci impegnassimo a non buttare carte e a far due passi sulle mura come una volta, magari avremmo il centro più pulito, e una città migliore.

Se ancora credi che Grosseto non possa essere una città migliore, allora NON IMMAGINI.

 Se ci impegnamo tutti a ripenderci i nostri luoghi, avremo una città che NON IMMAGINI.

Tutte e tre le sezioni intercettano un ambito comune: il silenzio e l’attesa.

La mostra rimarrà aperta fino al 14 settembre.

Orari apertura: tutti i giorni dalle 17 alle 20. Ingresso gratuito.

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