Grosseto. La Casa della carità della parrocchia Maria SS. Addolorata, a Grosseto, compie dieci anni. Venne, infatti, inaugurata e benedetta ufficialmente nell’aprile 2014.
Domani, venerdì 20 settembre, nell’ambito dei festeggiamenti della parrocchia in onore della patrona, si terrà un pomeriggio di incontro per celebrare l’anniversario e per proittarsi in avanti.
Per approfondire il valore e il senso di “abitare”, da parte dei cristiani, un territorio alimentando il flusso della carità, è stato invitato fra’ Marcello Longhi, francescano cappuccino, presidente dell’Opera San Francesco per i poveri a Milano. Insieme a lui, parteciperanno al momento celebrativo il vescovo Giovanni Roncari, il parroco don Marco Gentile, i volontari del centro di ascolto parrocchiale e rappresentanti delle istituzioni. L’incontro si terrà alle 18.30 nell’auditorium della parrocchia, in via papa Giovanni XXIII.
“Dieci anni dall’apertura della Casa della carità, che si legano ai miei primi dieci anni di sacerdozio, vissuti interamente in questa parrocchia dell’Addolorata – osserva don Marco Gentile -, É una circostanza che mi consente di fare grata memoria di questo tempo, dei desideri, delle disponibilità, delle molte persone ospitate, delle difficoltà e della Provvidenza che sempre ci ha accompagnato. Pur rischiando di risultare ‘scontato’, non posso non sottolineare che l’essenza, cioè la sostanza, ciò che sostiene tutta l’esperienza, è Gesù di Nazareth e il suo amore senza misura. In questo senso la Casa della carità è la nostra risposta ad un amore che ci ha raggiunti per primi e chiede di essere ridonato”.
In questi primi dieci anni la Casa, originariamente pensata come luogo di accoglienza per persone senza fissa dimora, si è riconvertita per rispondere ad una nuova urgenza: l’accoglienza di singoli o nuclei familiari in fase di difficoltà, perchè privi di un reddito e quindi bisognosi di trovare un luogo che facesse loro da casa e da “carburante” per riprendere la loro strada in autonomia. E così la struttura è stata rimodellata e sono sorti tre piccoli appartamenti per accogliere persone e famiglie di ogni età, Paese e religione, creando relazioni, provvedendo alle primarie necessità, ideando progetti di riscatto personale, ripresa economica, inserimento sociale e lavorativo. Un luogo per farsi prossimi a chiunque attraversi un momento di difficoltà.
In questi primi dieci anni, dopo l’iniziale esperienza del dormitorio notturno, la parrocchia ha accolto 28 ospiti singoli e 16 famiglie e ha avuto la gioia di accogliere la nascita di 5 bambini. La Casa della carità si inserisce nell’impegno della Caritas parrocchiale e si affianca al centro di ascolto, alla distribuzione dei pacchi viveri, all’aiuto economico alle famiglie bisognose, al finanziamento di progetti missionari.
“L’esperienza della Casa della carità – dichiara Cecilia Buggiani, responsabile del centro di ascolto parrocchiale – mi ha permesso di comprendere ancor di più quei problemi, spesso complessi, che mettono radici in nuclei familiari più esposti di altri alle fragilità economiche, relazionali, culturali, sociali. Al centro di ascolto, infatti, spesso affrontiamo e risolviamo problemi già individuati, la Casa della carità ti mette invece a confronto con la realtà di una famiglia a trecentosessanta gradi: da quelle che sono le relazioni intrafamiliari, all’approccio col mondo esterno; dalla consapevolezza o meno dei propri diritti di cittadinanza al bisogno che tutti abbiamo di essere persone in relazione con il contesto sociale e territoriale, con le sue regole e le sue leggi”.
Se nella fase di progettazione e poi di costruzione della struttura, la parrocchia si è ingegnata per individuare le più svariate modalità di finanziamento, con l’avvio vero e proprio della casa ci sono famiglie che mensilmente si autotassano per dare un contributo concreto alle spese vive che la struttura richiede. L’autotassazione dà la possibilità di donare qualsiasi cifra, anche piccolissima, ogni mese in modo da far entrare il sostegno alla comunità e l’attenzione ai poveri nella gestione normale della propria famiglia. Per la Casa della carità è uno strumento utilissimo, ma ancora fragile: coinvolge ad ora circa sessanta di famiglie.
“L’auspicio – conclude il parroco – è che l’immediato futuro renda più forti i rapporti con le istituzioni locali. Solo una sinergia tra cittadini e istituzioni, comunità cristiana e società civile, ognuno secondo le sue responsabilità e competenze, può riuscire, infatti, ad aiutare davvero chi ha bisogno. Due problemi sono particolarmente urgenti, rispetto alla nostra esperienza: aiutare le famiglie a trovare una casa; l’accoglienza di tante persone che sono escluse dagli interventi assistenziali perché, per alcune loro caratteristiche, non rientrano nei soggetti su cui primariamente le istituzioni pubbliche scelgono di intervenire. Come aiutare quelli che ‘non hanno il diritto di essere aiutati’?”
In occasione della celebrazione del decennale della Casa della carità è stata realizzata una piccola pubblicazione, che sarà diffusa anche nel quartiere, con interventi istituzionali, ma anche con le testimonianze di chi ha ricevuto accoglienza e delle famiglie che hanno scelto di autotassarsi.