“Parlando di disabilità si rischia di essere retorici, ripetitivi, patetici“.
A dichiararlo è Luciana Pericci, coordinatrice della consulta per la disabilità del Comune di Grosseto.
“Fiumi di parole e di inchiostro persi nel tempo, coperti di polvere e di ragnatele, racchiusi nelle torri d’avorio degli intenti e dei buoni propositi proclamate con enfasi nelle ricorrenze in certe occasioni Doc – continua Luciana Pericci -. Invece poi, c’è la quotidianità fatta di fatica, resilienza, sfida, messa alla prova da una soffocante burocrazia, da continue certificazioni, superflue per richiedere ausili, servizi, assistenza, non sempre idonea. Percorsi minati, fra incompetenze, approssimazioni, rimbalzi di compiti e responsabilità, con la percezione sulla pelle di indifferenza, insofferenza, talvolta di intolleranza. Fatica nel comunicare, nel far passare il messaggio in una società distratta, dispersiva, figlia di un sistema statico, oberato da vecchie criticità e nuove emergenze, reiterate e quindi croniche“.
“Disabili, categoria a parte, minoranza spesso disturbante la vista e la coscienza e la paura inconscia di chi ci incontra, scarsità di risorse, vuoti e incongruenze legislative e normative ancora tante domande senza risposte. Fatica come singoli, come principio, come consulta. Fatica come genitori, come madri impegnate a sostenere quel figlio speciale, privandosi di altre carezze…– sottolinea Luciana Pericci -. E si rimane fuori dai negozi, da tanti eventi, da marciapiedi e stradine dissestate, sporche, ingombre, fuori da una classe senza insegnante di sostegno, da uno screening perché lo strumento non è adattabile. Fuori da un’idea di sessualità per noi. Fuori da una cultura inclusiva che ci consideri persone, cittadini, consumatori, turisti…“.
“Nel tempo maggior consapevolezza di buone prassi, ma progressi lenti, discontinui, non sistemici – termina Luciana Perucci -. E noi aspettiamo… vetrine multimediali parlanti, auto con guida computerizzata, ulteriori progressi tecnico-scientifici, prevenzione: aspettiamo più sorrisi e meno ipocrisie…“.