A poco più di un anno dalla scomparsa di Don Andrea Dzwonkowski, sacerdote della Diocesi di Grosseto dal 1988, morto il primo marzo 2017, abbiamo ricevuto e pubblichiamo una lettera che lui stesso aveva scritto mentre era ricoverato all’ospedale Misericordia di Grosseto e che non ha fatto in tempo a far pubblicare prima della partenza per l’ospedale di Negrar, dov’è morto.
“Spesso si dice che i nostri ospedali funzionano male. Allora ho pensato di condividere con voi la mia esperienza.
Ultimamente, per parecchio tempo, sono stato ricoverato, presso l’Ospedale della Misericordia di Grosseto, nel reparto di Medicina Interna (5° piano). Ovviamente ogni giorno venivano a trovarmi i miei parenti e i miei confratelli sacerdoti che mi davano il loro supporto morale. Ma non voglio dilungarmi su queste gradite visite. Invece volevo spendere due parole sul personale del reparto che tutti i giorni assistono i pazienti.
Come sappiamo, questo reparto porta con sé la presenza di pazienti in seria difficoltà, anziani e purtroppo coloro che aspettano il passaggio da questa vita all’altra.
Comincio dalle persone di cui forse si parla poco. Cioè dalle donne/uomini incaricati delle pulizie; ogni giorno, in modo silenzioso e discreto, fanno le pulizie delle stanze e dei bagni dei pazienti, con premura quindi tengono gli ambienti molto puliti. A loro un sincero grazie.
Anche il servizio di cucina, coloro che distribuiscono il cibo durante la giornata, osservando la dieta prescritta dai dottori, sono molto gentili. Sono disponibili, perfino nel mettere i vassoi delle vivande dove il desiderava, cercando di adeguare il tutto secondo i desiderata del ricoverato. Il cibo era molto buono e si mangiava con piacere. Anche a loro un grazie di cuore.
E’ stata importante la presenza e la dedizione delle infermiere/infermieri; loro con cura si dedicavano all’igiene fisica dei pazienti, specialmente quelli non autosufficienti. Sempre, ogni giorno venivano cambiate le lenzuola e durante la giornata le infermiere/infermieri, vedendo che il paziente aveva sporcato le lenzuola, prontamente le cambiavano. Importante è stata anche la cura dello stato fisico dei pazienti: controllo della pressione, elettrocardiogramma, prelievo del sangue, terapia prescritta dai medici, e con cura e puntualità veniva distribuita ai pazienti. Erano sempre pronti ad ogni chiamata attraverso il campanello, giorno e notte. Non mancava il sorriso, e ne sono stato felicemente colpito come così dichiarato anche da altri pazienti come me; una buona parola d’incoraggiamento, che ci proiettava tutti verso la speranza. A loro un grande grazie.
Ovviamente un grazie speciale va ai dottori/dottoresse, che pongo al termine di questo mio scritto come corollario e profonda considerazione per il loro straordinario servizio. Ogni giorno passavano per le stanze dei pazienti con tanta sensibilità e speciale osservazione sul decorso medico che ciascun paziente presentava. Eseguivano con scrupolosa e professionale attenzione l’evolversi della terapia. Si preoccupavano anche del miglioramento psicologico. A loro un grande grazie per la loro attenzione e pazienza.
Non mancava anche la assistenza spirituale, per coloro che la desideravano. Non posso non nominare padre Amedeo, cappellano del ospedale e con lui anche padre Marco che ogni giorno a chi desiderava portavano la comunione, una buona parola umana e cristiana. Anche a loro, grazie.
Questa è solo una sincera condivisione dell’esperienza che ho vissuto nell’ospedale e suppongo sia anche condivisa da altri pazienti.
Ritengo che sia doveroso da parte mia scrivere queste due righe e se ho dimenticato qualcuno non è stato per negligenza ed anche a loro va il mio grazie.
In ospedale, ovviamente si viene per curarsi, ma quando si trova anche uno straordinario rapporto umano tra personale e pazienti, trattandoli con rispetto e dignità, allora SI PUO’ E SI DEVE DIRE GRAZIE E CHE DIO VE NE RENDA MERITO.
Con affetto.
Don Andrea”