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Legambiente in Bielorussia per aiutare i bambini colpiti dalle radiazioni

di Roberto Lottini
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Sarà un viaggio di quattro giorni quello che Legambiente farà in Bielorussia, a sostegno del “Progetto Rugiada”.

Lo scopo di questo progetto è quello di dare un aiuto sanitario e umanitario al “Centro speranza”, una struttura situata a Vilejka, nei boschi della Bielorussia, che ospita ogni mese bambini colpiti dalle radiazioni nucleari.

Oltre a momenti di svago e gioco i bambini accolti nel Centro sono monitorati dal punto di vista sanitario e quando vengono riscontrate loro patologie più gravi, tumori tiroidei in primis, vengono seguiti tutto l’anno. Con la delegazione ci sarà anche un pediatra, che sta portando avanti con l’associazione del Cigno una collaborazione stretta tra il Policlinico di Modena e l’ospedale di Gomel.

“Il “Progetto Rugiada” ha un grande significato non solo dal punto di vista umanitario – spiega Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente -, ma proprio perchè si rivolge a bambini che hanno un enorme bisogno di aiuto e che vivono in villaggi abbandonati a sè stessi, con un’elevatissima presenza di radioattività. Il Centro accoglie e monitora ogni anno 432 bambini, dando loro anche vestitini nuovi e cibo non contaminato”.

“Il viaggio sarà fondamentale – ha aggiunto Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – anche per controllare il lavoro che stiamo portando avanti a distanza e per trovare nuove forme di aiuto per le popolazioni colpite dalle radiazioni, come le serre realizzate nella scuola di Vishevno o le visite fatte periodicamente ai bambini ospitati nel ‘Centro speranza’. Nonostante siano passati 26 anni dall’incidente nucleare di Chernobyl, gli effetti delle radiazioni sono ancora oggi visibili soprattutto sui più piccoli”.

Oltre al “Centro Speranza”, la delegazione di Legambiente visiterà la scuola di Vishevno, dove sono state realizzate alcune serre che hanno permesso ai bambini di mangiare ortaggi e verdure non contaminate, e che si cercherà di realizzare anche in altre scuole delle aree a rischio.

Il viaggio proseguirà anche al villaggio di Gden, vicino Braghin, un piccolo paese della zona “morta” dove vivono ancora circa 250 persone. Si tratta di un’area dove la contaminazione è molto alta e dove sarebbe proibito abitare. Qua l’intervento di Legambiente ha permesso ad alcune di queste persone di spostarsi in zone “meno” contaminate.

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