Un libro di storie vere molto particolari, racconti di ultranovantenni che ricordano tutti i loro anni: quelli della guerra, in cui la famiglia, i rapporti dei piccoli centri e le vicende che attraversavano la vita erano talvolta lontane e diverse, talvolta simili ad oggi.
Si tratta della pubblicazione intitolata “Qui, lontano” e realizzata dalla Cgil Spi di Grosseto e di Massa Marittima, con il patrocinio della cittadina metallifera e la collaborazione della Biblioteca comunale “Gaetano Badii”, che sarà presentata domani alle 16, al Palazzo dell’Abbondanza di Massa Marittima.
L’autrice è Nadia Pagni, che ha scelto Massa Marittima come luogo in cui vivere, per la sua bellezza e la sua storia.
“Si tratta di una ventina di storie raccolte tra gli anziani per lo più tra i novanta e i cento anni, di Massa Marittima e dei suoi dintorni: un’esperienza – spiega la scrittrice – che avevo già sperimentato con un centro sociale di Desenzano del Garda dove lavoravo. Sono storie varie, ascoltate da chi spontaneamente ha voluto partecipare alla raccolta, racconti mai forzati, sempre emersi con naturalezza dai loro protagonisti. Frammenti che si incastrano per aiutarci a completare la comprensione della grande storia, attraverso i racconti dei singoli, spesso riportati solo oralmente. Io credo nel recupero della storia locale e personale, come collante di quella nazionale”.
Quei ricordi ritrovati che partono dagli anni ’30 e ’40 sono state accolte con piacere dai loro protagonisti, che hanno potuto ritrovare il filo delle loro memorie senza perderle, anzi restituendole alla comunità odierna.
La direttrice della Biblioteca comunale, Roberta Pieraccioli, che ha collaborato alla realizzazione del libro, afferma di aver partecipato con piacere ad un progetto di grande importanza culturale e sociale.
“Gli anziani – commenta la direttrice – rappresentano un patrimonio equiparabile a quello degli archivi storici, soprattutto in un territorio come il nostro che ha vissuto episodi di guerra e di Resistenza, che è radicalmente mutato socialmente ed economicamente in pochi decenni, passando dalla miniera al turismo. Un patrimonio che va messo in sicurezza, proprio come ha fatto Nadia Pagni raccogliendo testimonianze preziose al recupero di frammenti ancora vivi della nostra storia”.
“Mi piacerebbe – conclude Roberta Pieraccioli – che il progetto di Nadia proseguisse e potesse estendersi a tante altre persone che hanno ancora moltissimo da raccontare”.